Matrix è solo fantasia: la matematica spegne il sogno della simulazione nell’universo reale

Matrix è solo fantasia: la matematica spegne il sogno della simulazione nell’universo reale

Matematica avveniristica con volute e colori vividi. Un futuro fantastico, ma forse irrealizzabile, come un sogno. - allfreenet.it

Rita Rossi

Novembre 4, 2025

Un calcolo ha cambiato il modo di guardare a una delle ipotesi più popolari tra filosofi, scienziati e appassionati di fantascienza: l’idea che viviamo in una simulazione. Dietro a questa discussione non ci sono solo intuizioni speculative, ma ora anche equazioni e dimostrazioni. Un gruppo guidato da Mir Faizal, docente associato presso la Università della British Columbia – campus di Okanagan, ha pubblicato un lavoro che mette in discussione la possibilità di riprodurre l’intero universo con un sistema artificiale. Lo studio, ospitato dal Journal of Holography Applications in Physics, non si limita a negare la tesi: mostra come la stessa struttura logico-matematica della realtà imponga limiti stringenti alla simulabilità.

Gli autori non partono da ragionamenti metafisici ma da strumenti della matematica e della fisica teorica. L’obiettivo era semplice e rigoroso: verificare se le leggi che descrivono il cosmo potessero, almeno in linea di principio, essere emulate da un calcolatore. Per farlo hanno applicato concetti di logica formale e teorie della gravità quantistica, senza invocare ipotesi tecnologiche fantasiose. Un dettaglio che molti sottovalutano: non si tratta di potenza di calcolo disponibile, ma di limiti intrinseci a qualsiasi sistema che funzioni per regole predeterminate. Questo cambia la natura della domanda su cui si confrontano fisici e informatici.

Il risultato chiave usa il teorema di Gödel per spiegare il meccanismo: in ogni sistema logico coerente esistono affermazioni vere che non possono essere dimostrate all’interno dello stesso sistema. Traslare questo principio in ambito fisico significa che una descrizione computazionale completa dell’universo incontrerebbe proposizioni sulla realtà che sfuggono alla simulazione stessa. In altre parole, anche con algoritmi sofisticati e hardware estremamente avanzato, resterebbero aspetti della realtà non riducibili a procedure formalizzabili. Un fenomeno che i ricercatori osservano spesso nelle discussioni scientifiche internazionali.

Il lavoro non dichiara che la simulazione sia impossibile per motivi tecnologici, ma che esiste un limite matematico che ne impedisce la completezza. È una distinzione sostanziale: non è una questione di risorse ma di struttura logica. Per questo la ricerca apre il dibattito su quali domande abbia senso porre quando si parla di realtà e rappresentazione computazionale, e su come indirizzare gli sforzi teorici nei convegni europei e nordamericani in questi mesi.

Matrix è solo fantasia: la matematica spegne il sogno della simulazione nell’universo reale
Uno sguardo all’universo, le cui enormi complessità rendono scettici gli scienziati sulla possibilità di simularlo. – allfreenet.it

Perché la simulazione non può essere totale

La tesi centrale del gruppo guidato da Faizal è che una simulazione totale si scontra con limiti di principio, non solo con limiti pratici. I ricercatori hanno collegato la natura delle leggi fisiche alla nozione formale di dimostrabilità: se una teoria fisica è costruita come un sistema chiuso di regole, il teorema di Gödel implica l’esistenza di enunciati veri ma indecidibili al suo interno. Applicato a una ipotetica gravità quantistica computazionale, questo produce una contraddizione: l’algoritmo che dovrebbe riprodurre l’universo non riuscirebbe a validare alcune proprietà della stessa simulazione.

Il ragionamento non richiede assunzioni metafisiche su creatori o livelli di realtà. I protagonisti sono concetti concreti: computer, algoritmi, teorie fisiche e stringenti condizioni logiche. Un dettaglio che molti sottovalutano è che il «difetto» non è un bug risolvibile con più memoria o processori: è intrinseco alla struttura formale che la simulazione dovrebbe avere. Per questo, spiegano gli autori, nessuna macchina potrà mai riprodurre integralmente il comportamento di un sistema che include se stesso come oggetto di studio.

Le implicazioni si estendono oltre il dibattito filosofico. Se la realtà non è riducibile a regole computazionali complete, allora le strategie di ricerca in fisica teorica devono tenerne conto: alcune vie verso una teoria unificata potrebbero essere destinate a rimanere parziali. Ciò ha conseguenze pratiche per chi lavora su modelli numerici, simulazioni cosmologiche e persino per chi progetta sistemi di intelligenza artificiale orientati alla modellizzazione del mondo reale. Nel corso dell’anno molte conferenze scientifiche, anche in Italia, stanno già confrontandosi con queste questioni.

Alla fine, il messaggio è chiaro e concreto: non è la tecnologia che manca, ma una barriera concettuale che orienta diversamente il lavoro dei fisici. È una considerazione che molti ricercatori prendono sul serio e che potrebbe ridefinire le priorità nella ricerca teorica nei prossimi anni.