Un tecnico in una sala di controllo nota un’anomalia: un sistema di telemetria che segnala valori fuori scala su una sottostazione. Non è un guasto meccanico, ma un segnale digitale che non si capisce da dove arrivi. È qui, in queste micro-imprecisioni dei dati, che si gioca la partita della sicurezza delle reti elettriche: non basta mettere muri digitali, serve capire come e perché un attacco potrebbe nascere e propagarsi. Chi lavora sulla rete lo sa: un errore di configurazione o una password debole possono trasformare un sensore in un varco.
Perché la rete elettrica è esposta e cosa comporta
Le linee, le stazioni e i sistemi di controllo sono ormai dotati di sensori, telemetria e dispositivi connessi che migliorano l’efficienza, ma aumentano anche la superfice attaccabile. In Italia la gestione della trasmissione elettrica coinvolge migliaia di chilometri di linee e centinaia di impianti, distribuiti su territori urbani e rurali. Questo porta vantaggi operativi, ma crea punti di ingresso per chi vuole compromettere servizi essenziali: un dispositivo non aggiornato, una porta remota lasciata aperta, una rete interna non segmentata.

La normativa europea ha spinto in questa direzione rafforzando obblighi e responsabilità per gli operatori dei servizi essenziali; allo stesso tempo, alleanze internazionali hanno sottolineato che la protezione delle infrastrutture critiche è materia di sicurezza collettiva. Un dettaglio che molti sottovalutano è la catena di fornitura: componenti e software provenienti da terze parti possono introdurre vulnerabilità lontane dalla sede dell’operatore, ma in grado di influire sulla continuità del servizio.
Strategie concrete: prevenire, rilevare, reagire e recuperare
La risposta efficace passa attraverso un approccio di cyber resilience che non si limita a difendere, ma prepara l’azienda a gestire incidenti reali. Le quattro attività chiave sono chiare: preparazione con politiche e piani, rilevamento continuo delle anomalie, risposta strutturata per contenere i danni e recupero rapido per ripristinare l’operatività. Esercitazioni simulate e condivisione di scenari con le autorità e i Cert sono strumenti pratici per verificare le procedure.
L’accordo di collaborazione firmato tra operatori nazionali e agenzie competenti rafforza lo scambio di informazioni tecniche e le attività di formazione. Sul piano operativo servono controlli di accesso stretti, segmentazione delle reti operative, aggiornamenti tempestivi dei software e soluzioni di monitoraggio basate su intelligence delle minacce. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che molti interventi di sicurezza partono proprio dalle aree remote: una sottostazione isolata può essere il punto debole se non è gestita con gli stessi standard delle sedi centrali.
Infine, la cultura interna pesa quanto la tecnologia: programmi di formazione mirata e campagne di awareness aiutano a ridurre errori umani, phishing e comportamenti a rischio. La lezione più concreta è che anticipare le evoluzioni delle minacce e migliorare la cooperazione tra pubblico e privato è la strada per limitare impatti sulla filiera elettrica e garantire la continuità del servizio per cittadini e aziende.